don NICO DAL MOLIN
Mi rivolgo a tutte le Eccellenze Reverendissime presenti, al nostro caro Presidente Mons. Oscar Cantoni, a don Michel Remery, Vice Segretario Generale della CCEE, e a voi Delegati dei Vari organismi della Vita Consacrata e delle Associazioni che operano nell’ambito vocazionale, ma in particolare a tutti voi, carissime amiche e amici Responsabili nazionali e rappresentanti le varie Conferenze Episcopali in Europa nel servizio della Pastorale delle Vocazioni, unisco anch’io la mia voce a chi mi ha preceduto per darvi un saluto cordiale ed un fraterno benvenuto a questo nostro Congresso Vocazionale Europeo di Praga 2015. Permettetemi di dare subito un saluto a S. E. Mons. Joseph Kajnek, alla Conferenza episcopale Ceca e a tutti i componenti del team nazionale, che in questi quasi due anni di lavoro comune, ho visto impegnati con grande generosità e passione per realizzare questo Congresso Europeo. Grazie di tutto cuore per quanto avete fatto, per amore delle Vocazioni! C’è una citazione del famoso poeta e scrittore libanese Kahil Gibran Kahlil, che è particolarmente significativa per aprire questo nostro convenire sul tema della famiglia, luogo di educazione e di crescita delle Vocazioni.
«I vostri figli non sono i vostri figli.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi…
Voi siete gli archi da cui i vostri figli,
le vostre frecce vive, sono scoccati lontano».
(Da “Il Profeta” di K. Gibran Kahlil)
Questo nostro appuntamento annuale, che si ripropone per la 26esima volta, da Losanna 1990, ha sempre rappresentato un momento significativo nel cammino della pastorale vocazionale delle Chiese in Europa, ed ogni anno si arricchisce di una perla nuova nell’attenzione alle problematiche che costellano il cammino della pastorale vocazionale oggi. E questo nostro evento che si colloca nella attualità della Chiesa, proprio per la vicinanza con il Sinodo sulla Famiglia del prossimo ottobre, ma anche in prossimità dell’anno giubilare della Misericordia, che inizierà il prossimo 8 dicembre.
Lo vorremmo vivere sotto lo sguardo della S. Famiglia di Nazareth; questo ci ricorda in particolare i trent’anni di vita quotidiana trascorsi da Gesù, insieme a Maria e a Giuseppe, «mentre egli cresceva in età, sapienza e grazia».
La casa di Nazareth, i 30 anni della vita di Nazareth sono il segno del nascondimento, del silenzio e della quotidianità della vita.
Li sento in straordinaria sintonia con la Pastorale Vocazionale, che non fa parte della logica delle cose straordinarie o dei grandi eventi; per essere efficace, essa cammina lungo i sentieri della quotidianità, della ferialità, della assoluta normalità della vita.
Solo così la Pastorale Vocazionale può divenire il “camminare accanto” che è in grado di incidere in maniera pacata e dolce per riportare i nostri giovani «dolcemente dentro a se stessi» – 2 come diceva con acuta introspezione Antoine de Saint Exupèry – e giungere così a scelte significative, sorretti da due semplici parole che Gesù ripete incessantemente nel Vangelo, e alle quali dovremmo tenere rivolti gli occhi e il cuore. Esse sono: «Non temere!» “Al tirà”, nella lingua ebraica.
Vorremmo vivere intensamente questi giorni di amicizia, fraternità, riflessione e progettualità, per dare forza e vitalità a quella “strategica alleanza” con i genitori e le famiglie cristiane; per aiutarli a riscoprire la loro esperienza vocazionale di coppia; per divenire, senza remore, senza timori e senza ulteriori tentennamenti, il “grembo fecondo” della educazione alle scelte dei propri figli, affinché siano soprattutto scelte libere…
– libere dai condizionamenti delle aspettative sempre in agguato;
– libere dalle paure che un eccessivo iperprotezionismo dei genitori d’oggi;
– libere di “volare alte” e non zavorrate dal peso di troppe ansie o troppe premature autonomie.
Il nostro “setting” di riferimento non può dimenticare due altri aspetti fondamentali in cui incorniciare il nostro convegno europeo.
La misericordia… con l’occhio rivolto all’Anno del Giubileo. “Anche la vocazione di Matteo è inserita nell’orizzonte della misericordia. San Beda il Venerabile, commentando questa scena del Vangelo, ha scritto che Gesù guardò Matteo con amore misericordioso e lo scelse: “miserando atque eligendo”. Mi ha sempre impressionato questa espressione, tanto da farla diventare il mio motto (Misericordiae Vultus, 8).
La gratitudine… come sentimento permanente di ogni operatore di pastorale vocazionale: “Quanto più il giovane viene formato a passare con naturalezza dalla gratitudine per il dono ricevuto della vita alla gratuità del bene donato, tanto più sarà possibile proporgli il dono totale di sé a Dio” (Nvne, 26 d).
Dice ancora Gibran: «Ho conosciuto il mare, meditando su una goccia di rugiada».
Auguro di cuore che il nostro cammino sia costellato di tante piccole e preziose gocce di rugiada, che si depongono con i riflessi e le sfaccettature di un diamante prezioso, che ci immergono nell’infinito mare della Vita e di Dio. Buon Convegno a voi tutti!