L’Eremo di Lecceto è sommerso dal verde del bosco e sorge a circa 10 chilometri dalla città di Siena. Nell’iscrizione che sovrasta il portone di ingresso, esso è descritto come “antico covo” o “attrattiva di santità” e così permane anche per quanti lo raggiungono e vengono sorpresi dalla maestà semplice che caratterizza il complesso.
L’iscrizione dice esattamente “Ilicetum vetus, sanctitatisillicium” e così di generazione in generazione, fino ad oggi questa attrattiva continua ancora a lasciare la sua scia e a conquistare tanti.
La vita di preghiera e di santità dei Beati Fratelli di Lecceto: un’esperienza raccolta e custodita dalla comunità monastica agostiniana femminile.
La peculiarità dell’esperienza vissuta a Lecceto non è data semplicemente dal fatto che questo Eremo si trova in una località boscosa distante dalla città, ma piuttosto dalla particolare storia che il Signore ha operato in questo luogo e di cui noi siamo solo umili testimoni.Cioè, come proprio a Lecceto sia accaduta una convergenza tra l’iniziale esperienza dei padri agostiniani – che qui sono vissuti fino agli inizi del 1800, e che hanno diffuso in tutto il territorio senese la loro fama di santità, tanto da essere chiamati Beati: Beati Fratelli di Lecceto – e la vita monastica delle nostre sorelle e madri agostiniane di Siena, che sono venute a vivere a Lecceto proprio quando ormai si trovavano in una condizione di estrema povertà, raccogliendo l’eredità degli amati padri e consentendo una continuità alla originaria esperienza vissuta qui a Lecceto.
Una storia, questa, tutta fatta dal Signore. E questo è il miracolo!
Anche noi, raccolte in questo Eremo dall’attrattiva di Gesù Salvatore come i nostri antichi padri, vogliamo tener desta e viva la presenza di Lui e proprio in questa “selva leccetana, antico covo di santità”, esserne tramite per contagiare con essa chiunque approda quassù.
Sì, veniamo da strade diverse e ci tiene insieme il forte senso di una meta comune, quella che tiene insieme le sorti dell’Umanità e ci fa una sola grande famiglia nel segno della paternità del Padre, della figliolanza nel Figlio e della comunione del loro Spirito di Amore.
Educate da Agostino a coniugare Eucarestia e servizio della Carità, Lode e umiltà, la sequela agostiniana tiene il passo della storia e impone alla nostra vita monastica un compito apostolico ben preciso: l’evangelizzazione del cuore attraverso il ritorno all’interiorità, all’uomo interiore.
Poi teniamo aperta la nostra piccola foresteria all’accoglienza.
Mettiamo cioè a disposizione di chi bussa alla porta del Monastero ambienti e spazi per la preghiera personale e liturgica, per momenti di riposo e condivisione, silenzio e di solitudine.
Chiunque raggiunge l’Eremo può partecipare alla Liturgia della Comunità, seguirne con agio il ritmo di preghiera. E’ questo il nostro modo primario di condivisione del Mistero di Cristo e di evangelizzazione.Per chi lo vuole, sia gruppi che singoli, la Comunità è aperta alla condivisione dei beni propri della dimensione contemplativa della nostra vita con incontri di preghiera, di lectio sulla Parola di Dio, di riflessione sui valori fondanti la vita umana e cristiana.
Col nostro stile semplice che vuole essere in sintonia con il Vangelo, offriamo ospitalità nelle nostre foresterie a coloro che vengono a cercare pace, silenzio, esperienza di vita. Ad esso si accompagna il “ministero della parola”: dialogo interpersonale, meditazione partecipata, scambio di esperienze.
CHE COSA CERCA CHI VIENE QUI
“feriti” dalla bellezza maestosa del silenzio che li avvolge e che sfugge alla parola, ma che li spinge a tornare e, di appuntamento in appuntamento, ne diventano frequentatori assidui.
Quindi direi che il pellegrino, colto di sorpresa da quanto accade dentro di sé, cerca presso le monache luce di comprensione e noi li conduciamo alla preghiera, all’ascolto di se stessi, di Dio che parla appunto nel gran silenzio del cuore, come dice Agostino.
La Liturgia stessa diventa la prima educatrice di ognuno, la prima tappa del cammino.
A chiunque bussa alla porta del Monastero per giorni di preghiera e riflessione, ci affianchiamo con la Parola alla mano per dare punti di riferimento sicuri e duraturi; li conduciamo alla sorgente del Mistero attraverso la preghiera liturgica, spazi di solitudine e di condivisione; li aiutiamo a comprendere il silenzio, a superarne le difficoltà e diventarne frequentatori assidui attraverso l’ascolto e la contemplazione.
Non è facile tacere e far tacere la fantasia, purificare la memoria, ma con l’aiuto del silenzio che in questo luogo impera, la persona è ri-condotta dentro il suo cuore e, con sorpresa, scopre di essere abitata da quella presenza che sente aleggiare nella bellezza della natura e nel richiamo del creato. Abbiamo spesso constatato come anche lo scenario che ci circonda è mezzo evangelizzante e la presenza della Comunità monastica sta come a puntare a quell’Origine che è al principio e ci attende e ci accompagna.
La rivelazione, la scoperta di Gesù Salvatore è facile, è mediata dalla grazia stessa che in tutto sembra ancora passeggiare con l’uomo. Essa ci attende e ci introduce al passo successivo dove la sana potatura è inevitabile, anzi indispensabile perché fiorisca la vita nuova e prenda totalmente e trasformi la persona.
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