Archivio per 6 ottobre 2015

di Pascual Chavez V., SDB
Rettor Maggiore emerito

 Iniziamo oggi la lettura di una lettera scritta da Pascual Chavez sdb in occasione dell’Anno della vita consacrata

1. Un giubileo per la Vita Consacrata

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Papa Francesco ha voluto dedicare l’anno 2015 alla Vita Consacrata. La sua scelta è stata ispirata dalla felice concorrenza del 500° anniversario delle nascite di Santa Teresa di Avila e di San Filippo Neri e del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco.

Sarà dunque un anno giubilare per la Chiesa e, di modo particolare, per le Ordini, Congregazioni e Istituti di persone consacrate, chiamate per vocazione e missione a “risvegliare il mondo” secondo la felice e programmatica espressione di Papa Francesco nell’incontro con l’USG, il 23 novembre 2013. Ovviamente non si tratta di uno slogan, ma di un autentico programma con il compito specifico d’essere veramente testimoni di un modo diverso di fare e di comportarvi, incarnando i valori del Regno.

Se la Chiesa oggi sta cercando di recuperare la freschezza del Vangelo e la forza e credibilità della Chiesa primitiva vuol dire che tutti siamo convocati a quella radicalità richiesta a tutti i cristiani, ma di modo particolare ai religiosi, «uomini e donne che possono svegliare il mondo e illuminare il futuro», poiché scelti per mettersi al seguito di Cristo più da vicino. Tutti si attendono da noi una testimonianza gioiosa e felice, una testimonianza bella e attraente, una testimonianza di vita credibile e feconda, vissuta in pienezza. In questo modo essi vedranno che è bello vivere in amicizia con Gesù, che è possibile vivere il Vangelo facendolo ‘regola suprema di vita’, che Gesù e il suo Vangelo riempiono di senso, di luce e di gioia la vita.

L’anno della Vita Consacrata sarà dunque l’occasione per riscoprire, testimoniare e presentare al mondo e alla Chiesa, specialmente ai giovani credenti, la bellezza della vita consacrata, che nasce come un dono prezioso dello Spirito Santo alla Chiesa. Uomini e donne che sentono lo sguardo amorevole del Signore che li chiama per nome per ‘stare con Lui, condividere la passione per il Regno e lasciarsi guidare dallo Spirito’ (cfr. Mc 3:14-15). Quando si ha a cuore solo il bene dell’umanità si supera il rischio della mondanità spirituale: non si cercano onori e primi posti, non si è arroganti e autoreferenziali, non si è superbi e orgogliosi; si brama invece la sola cosa necessaria: Dio e il suo Regno.

Occorre perciò innanzitutto riscoprire il significato autentico della vocazione; essa più che progetto personale, è dono di Dio. La decisione vocazionale è accoglienza del dono della chiamata; essa viene preceduta dalla scoperta del disegno di Dio sulla propria vita. Solo così potrà far crescere la fede del popolo, rinnovare la Chiesa e trasformare il mondo. 

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Buongiorno sono il sole…

Pubblicato: 6 ottobre 2015 in Uncategorized
#‎LABUONANOTIZIA‬
6 ottobre 2015-Martedì-27.a tempo ordinario – III
Liturgia: Gio 3,1-10; Sal 129; Lc 10,38-42
abbraccio
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
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Buongiorno sono il sole, mi piace questo Gesù che entra ed esce dalle case in cammino verso Gerusalemme dove ha appuntamento con la Croce. Nel suo viaggio fa diversi incontri, vede il dolore delle persone, si ferma a curare le ferite, si prende cura delle storie e delle situazioni; nel suo viaggio fa tappa a Betania, Marta lo sta aspettando da tanto tempo e in questa attesa vuole che Gesù, possa stare bene; lo fa a modo suo: pulisce, lava, spolvera, passa il cencio, cucina cibi prelibati, sa i gusti di Gesù, sa che Gesù è stanco e vuole farlo riposare. E Gesù nel suo viaggio entra in questa casa, la casa dei suoi amici, Lazzaro non c’è ma le sue sorelle, l’una l’opposto dell’altra, così diverse ma entrambe belle, sono lì che l’aspettano, insieme ma divise ad attenderlo… Gesù entra, entra nel mio cuore diviso, entra nella mia infelicità che viene da questa diversità, da quella parte di me che mi irrita perchè mi fa fare cose che non vorrei. Gesù entra nella Betania del mio cuore e mi trova un po’ Marta pronta ad ospitarlo ma con la testa da un’altra parte, distratta sulle cose da fare, da rimettere a posto, da presentare bene al mio Signore, che non mi fermo un attimo, quella Marta che corre di qua e di là, neanche il tempo di un saluto… e mi trova anche un po’ Maria completamente assorta, sedotta da Gesù, affascinata da quello che il Maestro ha da dire, da raccontare, da insegnare, quella Maria che pende dalle sue labbra, che non distoglie un attimo lo sguardo da quello di Gesù… e la mia Marta s’arrabbia, s’arrabbia con Gesù e non con la mia sorella, dice a Gesù cosa deve dire alla mia sorella…ma Gesù la riporta coi piedi per terra, la invita a non distrarsi, il suo compito è tanto accogliere Lui e tanto la sorella, accorgersi di lei, sapere i suoi gusti, vedere i suoi bisogni, quello di cui lei ha bisogno altrimenti tutto questo affaccendarsi diventa fatica inutile, un gesto bellissimo di accoglienza, sì, ma domani quando Gesù sarà di nuovo in cammino?
Gesù da ospite bisognoso di riposto diventa ancora il Maestro che ci insegna l’ospitalità, che ci insegna ad accoglierci nella reciprocità e nella diversità, in quella verità di noi stessi che si chiama rispetto e ascolto. Quell’olio e quel vino che ha versato sulle piaghe dell’uomo ferito oggi li cerca, cerca l’olio di Maria e il vino di Marta; contemplazione e azione, non sono in contrapposizione, ogni cuore può diventare Betania quando sappiamo relazionarci in modo vero col Maestro e con gli altri, quando sappiamo ascoltare, accogliere e servire sia Gesù che l’altro che mi sta di fronte…
ciao belli