di Pascual Chavez V., SDB
Rettor Maggiore emerito
Iniziamo oggi la lettura di una lettera scritta da Pascual Chavez sdb in occasione dell’Anno della vita consacrata
1. Un giubileo per la Vita Consacrata
Papa Francesco ha voluto dedicare l’anno 2015 alla Vita Consacrata. La sua scelta è stata ispirata dalla felice concorrenza del 500° anniversario delle nascite di Santa Teresa di Avila e di San Filippo Neri e del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco.
Sarà dunque un anno giubilare per la Chiesa e, di modo particolare, per le Ordini, Congregazioni e Istituti di persone consacrate, chiamate per vocazione e missione a “risvegliare il mondo” secondo la felice e programmatica espressione di Papa Francesco nell’incontro con l’USG, il 23 novembre 2013. Ovviamente non si tratta di uno slogan, ma di un autentico programma con il compito specifico d’essere veramente testimoni di un modo diverso di fare e di comportarvi, incarnando i valori del Regno.
Se la Chiesa oggi sta cercando di recuperare la freschezza del Vangelo e la forza e credibilità della Chiesa primitiva vuol dire che tutti siamo convocati a quella radicalità richiesta a tutti i cristiani, ma di modo particolare ai religiosi, «uomini e donne che possono svegliare il mondo e illuminare il futuro», poiché scelti per mettersi al seguito di Cristo più da vicino. Tutti si attendono da noi una testimonianza gioiosa e felice, una testimonianza bella e attraente, una testimonianza di vita credibile e feconda, vissuta in pienezza. In questo modo essi vedranno che è bello vivere in amicizia con Gesù, che è possibile vivere il Vangelo facendolo ‘regola suprema di vita’, che Gesù e il suo Vangelo riempiono di senso, di luce e di gioia la vita.
L’anno della Vita Consacrata sarà dunque l’occasione per riscoprire, testimoniare e presentare al mondo e alla Chiesa, specialmente ai giovani credenti, la bellezza della vita consacrata, che nasce come un dono prezioso dello Spirito Santo alla Chiesa. Uomini e donne che sentono lo sguardo amorevole del Signore che li chiama per nome per ‘stare con Lui, condividere la passione per il Regno e lasciarsi guidare dallo Spirito’ (cfr. Mc 3:14-15). Quando si ha a cuore solo il bene dell’umanità si supera il rischio della mondanità spirituale: non si cercano onori e primi posti, non si è arroganti e autoreferenziali, non si è superbi e orgogliosi; si brama invece la sola cosa necessaria: Dio e il suo Regno.
Occorre perciò innanzitutto riscoprire il significato autentico della vocazione; essa più che progetto personale, è dono di Dio. La decisione vocazionale è accoglienza del dono della chiamata; essa viene preceduta dalla scoperta del disegno di Dio sulla propria vita. Solo così potrà far crescere la fede del popolo, rinnovare la Chiesa e trasformare il mondo.