#LABUONANOTIZIA
8 MAGGIO 2022
IV DOMENICA DI PASQUA – RITO AMBROSIANO – ANNO C

VANGELO Gv 15, 9-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Buongiorno sono il sole, piano piano ci prepariamo al dopo Resurrezione che si chiama Ascensione e Gesù si prepara passando il testimone ai suoi prediletti: amarsi, portare frutto e avere gioia, rimanendo nel suo amore.
Lui parte e il pensiero è a loro ma, soprattutto al Padre, è stato così tanto rivolto al Padre che non può far nulla senza pensare a Lui, rimanere in Lui ed è questo che chiede ai suoi che siamo noi e in tutto il Vangelo lo dice in ogni riga non perchè crede che non ce la possiamo fare ma perchè sa quanto sia difficile per noi starci nell’amore.
Quante ferrite ci portiamo dentro? quanta sofferenza stiamo sperimentando? quante cos non mettiamo via con serenità perchè ci fanno male? Sicuramente siamo stati delusi da qualcosa e da qualcuno ma Lui chiede di rimanere anche in quelle situazioni che non sanno più di gioia per arrenderci a qualcosa di inaspettato, per lasciarci guarire da Lui, perchè ci lasciamo curare con amore e perdono.
Gesù parte e sa che possiamo sentirci bene solo stando a casa, nella casa dove ci si sente amati e ce lo dice con tenerezza: «Voi siete miei amici se fate quello che vi comando. Questo vi ho detto perché la vostra gioia sia piena».
Quindi, o si prende l’amore sul serio o è meglio lasciar perdere! non c’è bisogno di continuare a fingere, l’unico motivo per alzarsi la mattina e credere che la nostra vita è a disposizione degli altri, che la nostra vita è dedicata a Dio per gli altri, è amarsi e lasciarsi amare per amare. Non dobbiamo portare noi alle persone, dobbiamo portare il Signore e il Vangelo è lo strumento per imparare a farlo.
«Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato». Quel “come” è un po’ la pietra di inciampo, se Gesù ci ama in un modo noi non dobbiamo usarne un altro, dice: amatevi. Siate in comunione, vivete relazioni belle che abbiano colore e calore, siate umani e generosi di gesti di bene reciproci. Dice: amatevi come io vi ho amato. Quel “come” che non mi fa apparire, quel “come” che vede il suo viso riflesso nel catino mentre lavo i piedi agli altri e mi ci specchio. Amatevi come io vi ho amato, come io vi ho curato le ferite, come io vi ho guardato per farvi tornare a sorridere, come io vi ho perdonato e non giudicato. Amatevi come io vi ho amato: io non ferisco ma accarezzo, non mi chiudo alla carità verso chi non ha nulla amo a fondo perso, non sono sordo al bisogno dell’altro ma sono generoso alla necessità, soprattutto quando nessuno lo vede.
Gesù parte imprimendo nel cuore quello che siamo, il marchio di fabbrica della Casa del Padre: «voi siete miei amici». Il Dio che ci chiama amici miei mi piace, mi fa sentire a casa, mi fa stare al suo livello e mi fa donare tutto quello che ho con molta semplicità, senza la paura di sbagliare, rimuginando di continuo se quello che faccio va bene e intanto non faccio nulla.
Gesù parte, ciò che ha seminato nel mio cuore, germoglia e porta frutto anche con me, anche se non subito, anche se io stessa non ne vedo i risultati, germoglia e porta frutto, forse, quando anch’io sarò partita ma sapendo che ho amato.
Il frutto si chiama gioia, nasce in modo imprevedibile ed è in me perchè, con me, sia gioia piena nella vita degli altri.
Quello rimanga: l’amore che ho usato per far germogliare gioia al mondo.
ciao belli